31 agosto 2006

Roma violenta

è zona mia, è zona nostra, basta ve ne dovete andare.

La società italiana si sta americanizzando velocemente, sta diventando violenta, razzista, .
L'Italia si è imbarbarita.
Qualcuno ha varato una legge, tempo fa prima di lasciare il Palazzo, che autorizza l'eccesso di legittima difesa.
Non conosco i due balordi che hanno ucciso Renato Biagetti, ma a leggere i giornali sembra quasi che si sentissero legittimati a fare ciò che hanno fatto.
E' il loro territorio, lo devono difendere dagli "intrusi"

L'Articolo tratto da Liberazione:

FOCENE, PRESI I DUE ASSASSINI. ABITAVANO VICINO AL CHIOSCO
Uno è minorenne, l’altro ha 19 anni.


Il “moretto zoppo” ha 19 anni, il suo complice, quello “muscoloso”, è ancora più giovane, neppure maggiorenne, ancora studente delle superiori. Entrambi residenti non molto lontani dal tratteggio col gesso che delimita la zona d’asfalto dove cadde Renato Biagetti. Viale di Focene, periferia di Roma, compresso com’è tra il recinto dell’aeroporto di Fiumicino e il Tirreno dove sfocia il Tevere. Entrambi incensurati, sono stati arrestati, per omicidio volontario, il più grande nella serata di martedì, l’altro a notte fonda nella casa dove vive con i genitori, e avrebbero ammesso tutto durante i lunghi interrogatori dei carabinieri di Ostia, caserma quella di Via Casana. Entrambi, per ora sono senza nome - il maggiorenne detenuto a Civitavecchia, il più piccolo in un centro di prima accoglienza - ma sarebbero piuttosto conosciuti nella ex borgata abusiva, frazione di Fiumicino, dove c’è il Buena Onda, chiosco gestito da una piccola cooperativa che fornisce servizi a chi frequenta la spiaggia libera e organizza feste, il sabato notte, l’ultima delle quali, il 28 scorso, era appena finita.
Renato Biagetti, 26 anni, tecnico del suono precario e appena diventato ingegnere, usciva da quella dance-hall sulla spiaggia quando gli si sono accostati i due arrestati, a bordo di una golf metallizzata grigia. Mica dava fastidio quella festa. La signora bionda che abita di fronte dice che è contenta, che anche suo figlio le frequenta, che la musica non era poi tanto alta. Eppure i due hanno detto che era “zona loro”, “che se ne dovevano andare”. E giù a pugnalare, l’avrebbe sferrati il più grande - secondo la versione fornita dalle agenzie (ma quanti erano i coltelli e chi li ha adoperati?) - quei colpi e l’arma è stata ritrovata in un giardino là vicino. E forse sono stati ritrovati anche il portafogli e altre cose trafugate a Renato che quella notte stava con Laura e Paolo, la ragazza e un suo amico, appena più grandi di lui e come lui attivi all’Acrobax, un centro sociale romano, feriti anche loro e medicati al Grassi di Ostia dove Renato arriverà cosciente e tutti e tre racconteranno subito l’accaduto fornendo dettagli determinanti. Mezz’ora ad aspettare l’ambulanza e due ore di anticamera al pronto soccorso. Renato non arriverà al mezzogiorno della domenica. Altri testimoni: un gestore del chiosco e gente del posto attirata dalla tensione dei cani da guardia nei giardini delle villette. C’è anche chi non si dà pace a ripensare a quei momenti, dice che avrebbe potuto intervenire, forse sarebbe andata diversamente.
Che gli arresti fossero nell’aria si capiva dalla decisione dei magistrati di far slittare a ieri l’autopsia per consentire a tutte le parti di nominare propri periti.
La formula “lite degenerata”, per riassumere l’orrore di quella manciata di minuti appena fuori dalla spiaggia, sembra ora un mantra liberatorio recitato da chi vorrebbe archiviare la morte assurda di un ventiseienne senza porsi problemi e incassare la pronta gratitudine degli amministratori locali di ogni ordine e grado. Per i “killer venuti da vicino”, il colonnello dei carabinieri, Saltalamacchia, vuole a ogni costo «escludere motivazioni politiche. Alla base della lite tra i ragazzi ci sarebbero solo futilità, parole di troppo al termine di una serata di divertimenti, durante la quale si è assunti forse troppo alcool».
Tutto a posto allora? Uno sguardo sui giornali del litorale romano suggerisce una buona dose di cautela ai fautori dell’archiviazione. Mentre nella notte i carabinieri di Ostia interrogavano i presunti assassini di Renato, sull’altra sponda del fiume, ad Acilia, qualcuno entrava nella Torretta di Piazza Capelvenere, centro della borgata, che ospita sedi politiche, quella di Rifondazione, e dell’associazionismo, e devastavano quello che capitava adoperando anche gli estintori. La sala che ha la peggio porta il nome di Lorenzo De Felice, protagonista locale della stagione della lotta per la casa. Gli ignoti sono i soliti ignoti che lasciano una firma inequivocabile e una rivendicazione in un italiano stentato. I loro manifestini inneggiano a Rudolph Hess e ogni notte scorazzano, a giudicare dalle tracce lasciate sui muri, tra l’estrema periferia di Roma e la costa.
Intanto, a Roma, proprio nel quartiere della Montagnola, dove abitava Renato, spuntano scritte terribili: “Acrobax meno uno”, firmato “Bisl, nucleo Eur” che sta per “Basta infami, solo lame”. Andrea Catarci, presidente del Municipio Roma X, esprime sdegno per il gesto e vicinanza alla famiglia Biagetti. Stefania, la madre di Renato, lavora proprio in quel municipio. I suoi colleghi si stanno attrezzando per i funerali che dovrebbero svolgersi domani, ad Acrobax.



Liberazione, 31 agosto 2006

30 agosto 2006

eppure soffia

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie

eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli

Eppure il vento soffia ancora!!!

Pierangelo Bertoli


29 agosto 2006

paesaggi per fotografi


Val d'Orcia - Toscana
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ci sono paesaggi che sembrano esistere per essere fotografati
la chiesina di Vitaleta, la si può vedere andando da Pienza a San Quirico d'Orcia, appare lontana nella campagna si impone benchè piccola alla vista emergendo tra le pieghe delle colline, la sera prima del tramonto lungo la strada si fermano a debita distanza i fotografi, la stessa cosa accade per i cipressi che si incontrano andando da San Quirico a Montalcino, sono luoghi fotografici, come il Piano Grande di Castelluccio di Norcia.
Sarà perchè sono nato tra quelle colline che mi piace la fotografia di paesaggio?

Firma l'Appello: Quali condizioni e garanzie irrinunciabili per una Forza d'Interposizione in Medio Oriente?

APPELLO PROMOSSO DA: Padre Alex Zanotelli, Ennio Abate, Cristina Alziati, Angelo Baracca, Ernesto Burgio, Chiara Cavallaro, Paola Ciardella, Patrizia Creati, Mauro Cristaldi, Manlio Dinucci, Antonino Drago, Giuseppe Gozzini, Alberto L'Abate, Paola Manduca, Alfonso Navarra, Giorgio Parisi, Claudio Pozzi, Giovanni Sarubbi, Alberto Tarozzi, Andrea Trentini, Riccardo Troisi, Monica Zoppè

24/08/06

Sembra essersi formato un consenso generale sull'opportunità/necessità che l'Italia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dell'Onu. L'esito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare l'attenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati (ancora dabato 19 agosto il vice-premier, Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? È inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. L'Italia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti all'opinione pubblica.
È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dell'Onu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato.
È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane all'estero.
Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese.
Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tutt'altro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza all'esercito israeliano, tutt'ora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole d'ingaggio, che verranno decise dall'organismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati.
Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano.
É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che l'interposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale l'esigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese.
Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.


Fonte: http://www.ildialogo.org/

28 agosto 2006

ad Assisi tra gli amici di Angelo


da Monterotondo per Angelo
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quanti tra quelli presenti alla Manifestazione di Assisi erano li per appoggiare l'intervento armato in Iraq? Io ero tra gli amici di Angelo, per ricordarlo e non certo per dire che la guerra si ferma con le armi.

26 agosto 2006

Diritti di vivere


dirittiallavita
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è un bambino iracheno che vive in Italia coi suoi genitori, persone come noi, io non m'ero accorto della loro nazionalità, come potrei accorgermi del paese d'origine?
Una manifestazione pacifista, due ragazzi meno di quarantanni ed un bimbo, ho chiesto di fotografare e mi hanno concesso poi iniziano il racconto, la nuova vita in Italia, le loro famiglie ancora in Iraq, vita difficile, diritti mai rispettati, pericoli.

Domani si va ad Assisi per una discussa manifestazione
pacifista-interventista, non condivido pienamente, ma vado anche per ricordare Angelo, costruttore di pace disarmato, perchè la pace quella vera non ha bisogno di soldati

24 agosto 2006

l'età è solo una questione anagrafica


Mercato di Pisac - Perù
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l'età è solo una questione anagrafica
rubo questa frase a Paola lei lo dice spesso ha ragione.
Guardo questa donna al mercato di Pisac, Perù, mercato indigeno, con un carico sulle spalle roba da vendere per raggranellare qualche soles.
Quanti anni avrà?
Viso mangiato dall'altitudine: il sole corrode, il gelo scava rughe, il vento piega la pelle.
Occhi stanchi come le gambe che di strada ne hanno fatta tanta e chissà quanta e quanta ancora ne dovranno fare.
Quanti anni? Trenta quaranta cinquanta? chi può dirlo. Il nostro metro è diverso da quello di chi vive in condizioni estreme, non sappiamo dare un età neppure alla gente rom, ai nomadi che vivono accanto a noi figurarsi se riusciamo a capire chi vive a migliaia di chilometri dalle nostre case.
Ci sono mondi paralleli dove la vita ha altre misure, altri tempi, il tempo biologico non coincide con il tempo storico.
L'età è solo una questione anagrafica.

ed è subito sera


Lago Atitlan - Guatemala
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Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Salvatore Quasimodo

22 agosto 2006

viva le due ruote


sullo Scarabeo
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non saprei rinuciare alle due ruote, no, non so proprio rinunciare alle due ruote.
Due incidenti non sono riusciti a fermarmi, non so rinunciare al vento, all'aria, al paesaggio che mi circonda quando vado sulla strada, la moto quella vera, l'enduro, la Pegaso l'ho messa via, chissà un giorno ci tornerò sopra, comunque mi manca la frizione, il cambiare marcia sulle discese sterrate, mi manca la moto, ma dopo due fratture per un po' io e lei è meglio che non ci vediamo, più avanti chissà?!
Con questo Scarabeo ho percorso quasi cinquemila chilometri in poco più di un mese, ovunque, autostrada, sterrati, statali e provinciali desolate, mi ha portato nei luoghi che preferisco, non so più vivere dentro una scatola di lamiera, intrappolato tra le tante automobili, senza vento, senza il paesaggio a trecentosessanta gradi.

Però vorrei più rispetto per chi viaggia su due ruote, specialmente da quei signori che viaggiano con carriarmati enormi, che consumano litri e litri di benzina per spostare una o due persone, i SUV, li odio 'sti bestioni, quando sei su strada loro pensano di essere invincibili e ti si attaccanmo a pochi centimetri che se tu sbagli vai a terra ti passano sopra e chi s'è visto s'è visto.

Ma qualche domenica fa ero sulla Salaria di ritorno da Castelluccio di Norcia, sorpassavo una serie di automobili, dagli specchietti vedo il frontale di un enorme Volvo, grande terribile, lo vedo vicinissimo, spingo a fondo la manopola e quello ancora li, non c'era spazio per rientrare e lui sempre addosso, come nel film Duel la manopola va a fondo corsa, la lancetta arriva a 145, ma mica saranno reali?! quel mostro sempre addosso lampeggia, lo mando a ... e mi butto nella corsia di marcia, lui passa velocissimo e si attacca ad un piccola Ford Ka che aveva osato invadere la "sua" corsia di sorpasso.
Lo ritrovo pochi chilometri più avanti il SUV svedese, lento lento insieme a tutti gli altri, in colonna sulla stretta salaria, alle Gole del Velino, leggo sei cilndri, a si? sei cilindri? a me basta uno per sorpassarti e passo lasciandolo dietro al trattore a venti l'ora.

Si viaggia anche con poco

21 agosto 2006

aboliamo la Bossi Fini

da Liberazione del 20 agosto

Piero Sansonetti

Altri dieci morti, o forse venti, trenta, a pochi chilometri da Lampedusa. Sono stati arrestati cinque scafisti.
Giuliano Amato dice che non è solo una tragedia, quella di Lampedusa, è un crimine. Ovvio.
Si tratta poi di stabilire se i responsabili del crimine siano solo quei disgraziati - gli scafisti - che fanno i
soldi approfittando della disperazione di milioni di persone, oppure se la colpa è anche di chi ha fatto delle
leggi sull’immigrazione che neanche prendono in considerazione i bisogni, le aspirazioni e i diritti degli
immigrati (che pure dovrebbero essere i protagonisti di queste leggi). Le nostre leggi sull’immigrazione si
occupano solo del bisogno di sicurezza degli italiani. Così si sono create le condizioni che inaspriscono la
clandestinità e favoriscono lo spirito criminale e ardimentoso degli scafisti. Una legge che prevedesse
l’accoglienza dei profughi (se sfuggono a persecuzioni politiche, o alla schiavitù, o alla fame, poco importa:
comunque sono i profughi) e che mettesse in secondo piano il problema cosiddetto “securitario”, sarebbe
un colpo mortale agli scafisti e alle carrette del mare.
Che vuol dire questa parola un po’ di gergo: securitario? Vuol dire preoccupato della sicurezza.
Ma della sicurezza di chi? Non certo degli africani che cercano di attraversare il mare e troppo spesso ne
vengono inghiottiti. Per misura securitaria si intende misura che garantisce lo status quo, la sicurezza,
la tranquillità di chi è già sicuro e tranquillo. Una volta si diceva: della gente per bene. Non vi pare che
questa concezione delle leggi e delle esigenze dello Stato sia un po’ una schifezza?

Ora è chiaro che al governo di centrosinistra non si possono chiedere i miracoli. La destra ha governato
davvero male questo paese, in cinque anni. E di danni ne ha fatti tanti. Non sarà semplicissimo correggerli.
Come fai a cambiare la legge 30, sul lavoro, se prima non metti a punto una riforma del mercato del lavoro
ragionevole? O come fai a cambiare la legge sulla fecondazione assistita, o la legge Moratti o quella che
disciplina la Tv e la stampa? E’ un lavoro duro e complicato fare queste riforme, perché non si può rischiare
quella che gli esperti chiamano “vacatio legis”, cioè assenza della legge.

Per quel che riguarda la Bossi-Fini le cose sono diverse. La legge Bossi-Fini è quella che ha blindato le
nostre frontiere, criminalizzando i migranti senza permesso di soggiorno. Io credo che il governo potrebbe
intervenire subito e anche, se è necessario, in modo un po’ grossolano: cancellandola. Poi si penserà a fare
una nuova legge. La “vacatio legis” in questo caso è molto meglio che tenerci la legge così com’è per chissà
quanti mesi. Con quella legge la gente muore (anche se non era questa l’intenzione né di Bossi, credo,
né di Fini, né dei deputati della destra che l’hanno votata: spesso il forcaiolismo è dettato da ottime intenzioni;
sempre fa disastri atroci). Non c’è molto da tempo da perdere, si tratta di approvare un decreto che dice solo questo:

la legge è abolita.

prima luce del mattino


impressioni-di-settembre-7
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raggi di sole invadono l'oscurità della notte
penetrano in profondità, tra rami, fogliame.

Respiro profondo della terra

20 agosto 2006

Giorgio Napolitano risponde ai cittadini di Monterotondo


PACE
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Oggi Liberazione pubblica la risposta del Presidente della Repubblica ai cittadini di Monterotondo:

Cari cittadini di Monterotondo,
ho letto la vostra lettera, capisco il vostro rammarico e me ne dispiace.
Mi ha toccato in modo particolare il riferimento all'accoglienza affettuosa con cui Angelo aveva salutato la mia elezione a Presidente della Repubblica. Non avevo avuto personalmente occasione di conoscerlo, ma credo di sapere quale spinta ideale avesse ispirato la sua scelta di generosa presenza in una terra così travagliata. Ed ho provato profondo dolore per il cieco gesto di violenza con cui è stata stroncata la sua vita: dolore che ho subito espresso, a nome di tutto il paese, in un mio messaggio, insieme con l'ammirazione per il suo impegno di pace e di solidarietà. Non vi dovrebbe essere sfuggito il significato di quelle mie parole e la sincerità dei miei sentimenti. Che tale messaggio non abbia potuto tradursi in presenza fisica al funerale - a cui hanno presenziato altre personalità rappresentative delle istituzioni repubblicane - nulla toglie al valore della vicinanza da me personalmente e ufficialmente espressa, che spero di aver modo di rinnovare nel prossimo futuro.

19 agosto 2006

Castelluccio di Norcia


Umbria: Piano Grande - Castelluccio di Norcia
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è un paesaggio necessario
ogni tanto qui ci devo tornare

Ma sono millepapaverirossi


Ma sono millepapaverirossi
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dagli amici e compagni di Angelo ricevo:

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano


Giorgietto Napolitano, così La chiamava Angelo Frammartino inviando agli amici via e-mail il Suo discorso di insediamento, felice che un uomo con il Suo passato fosse diventato la più alta carica istituzionale della Repubblica Italiana.
Non ci permettiamo la stessa confidenza, Signor Presidente, per esprimerLe oggi la nostra profonda delusione di cittadini per la sua “rumorosa assenza” al funerale del nostro amato Angelo.
Avrà saputo, seguendo dai giornali e da tutti gli eventi mediatici di questi giorni, chi era Angelo, qual’era il lavoro che stava svolgendo nel progetto di cooperazione a Gerusalemme.
Avrà certamente saputo del suo straordinario impegno quotidiano nelle tante attività sociali, culturali e politiche che svolgeva nel nostro territorio, alla cui base c’era una tensione particolare allo sviluppo dell’idea di pace e, ancor più forte, al tema della non-violenza.
Angelo era ed è la concreta speranza dell’intera comunità e del suo futuro.
Angelo incarna perfettamente quegli ideali per i quali tante generazioni passate hanno lottato e dato la vita, a loro volta, per realizzare una società migliore.
Ma è anche di più. Angelo era un ragazzo di 24 anni, studente appassionato, curioso, critico, capace di “rileggere” la storia, sentirne gli errori-orrori, proponendo nuove risposte.

“Ripensando la Resistenza, guardiamola in profondità, dove la storiografia ha visitato poco, quei partigiani silenziosi, senza gloria, quelli come Pavese che rapirono vite con orrore, timore, inadeguatezza, e quella Resistenza cattolica senza armi, ed altre ombre lucenti…
Ed oggi?
Il fatal binomio guerra-terrorismo sembra ineluttabile.
Sarebbe ottimo liberarsi dell’idea che ci sia giustificazione all’orrore se è prodotto in risposta ad altro subìto in precedenza.
Sarebbe bello sposare la pratica non violenta nell’affronto di ogni problematica e la pace come stadio al quale tendere.
Fare l’amore con la NON-VIOLENZA per partorire la pace dal grembo della società.”

Questo scriveva Angelo pochi mesi fa.
Per tutto questo, per essere in grado di “partorire la pace dal grembo della società” , Le scriviamo Presidente, che sarebbe stato bello averLa qui, cittadino tra i cittadini.
Perché Angelo-ragazzo era un vero operatore di pace, a cui un Paese DEVE RENDERE OMAGGIO attraverso le sue più alte cariche, con la forza dei suoi simboli.
Se i simboli testimoniano le scelte di un Paese, un simbolo è mancato, il Suo, quello che avrebbe parlato a tutti, spiegando, evocando, veicolando uno dei valori più nobili che oggi nessuno può evitare di scegliere: LA PACE!


Monterotondo, lì 16 Agosto 2006
I cittadini di Monterotondo

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